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RIFORMA DEL CATASTO: LA RENDITA ESPLODEREBBE DEL 128%

by immobiliarerivieradeicedri on 25 Marzo 2022
RIFORMA DEL CATASTO: LA RENDITA ESPLODEREBBE DEL 128%

Con una riforma puntuale del Catasto, gli abitanti di Trento vedrebbero esplodere la rendita catastale ai fini Imu del 189,4%, peggio che a Roma o Milano. Nella Capitale, invece, il valore medio della prima casa ai fini Isee (l’indicatore reddituale richiesto per numerosi servizi, come l’asilo nido) passerebbe da circa 81.000 euro a più di tre volte tanto: 294.800 euro.

Sono alcuni dei risultati più eclatanti che derivano da una delle tante simulazioni (in questo si tratta di uno studio della Uil-Servizio Lavoro, Coesione e territorio) che cercano di ipotizzare gli effetti della riforma del catasto di cui si discute tra Governo e Parlamento.

Un’attività con un iter legislativo che procede a singhiozzo e che, come obiettivo finale, ha quello di “avvicinare” i valori catastali degli immobili residenziali a quelli reali di mercato, dal momento che i primi (su cui si calcolano le imposte legate alla casa) sono esageratamente più bassi rispetto ai secondo.

Le tasse non si alzano, solo per ora
Il Governo, per non far litigare i partiti e non spaventare i cittadini, continua a ripetere che la riforma è necessaria per avere una fotografia più veritiera dei valori dello stock immobiliare italiano. Ma che, al momento, non sono previsti aumenti fiscali. Una relazione dell’Ufficio parlamentare di Bilancio ricorda che l’attuale legge delega prevede solo di iniziare un lavoro che si concluderà nel 2026, quando (si spera) il cervellone del Catasto censirà “un valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato”. Senza inasprire il Fisco.

Ma è naturale che questo sarebbe solo un regime transitorio. È ovvio infatti che il Governo centrale e gli enti locali (Comuni e Regioni) puntino ad aggiornare il catasto in modo da poter recuperare dal mattone un gettito adeguato, considerato che oggi sull’abitazione principale si pagano solo le tasse legate alla compravendita (imposte di registro, ipotecaria, catastale o l’Iva) ma la vecchia tassa sul possesso (Ici poi Imu) è soppressa e resta in vigore solo sulle abitazioni di lusso e sulla seconda casa. Quanto vale il mattone per il Fisco?

Il gettito è circa 40 miliardi
Per dare un’idea del peso del mattone sul complesso delle tasse, una recente elaborazione dello studio legale Elexia ha calcolato che la casa genera per il Fisco circa 40 miliardi di euro l’anno. Una cifra che è meno del 10% dei 496 miliardi di entrate tributarie registrate nel 2021, come dichiarato dal Ministero dell’Economia. Circa metà di quei 40 miliardi arrivano dall’Imu (applicata sulle seconde case e sulle abitazioni di lusso) e il resto da Irpef, cedolare secca sugli affitti e imposte sugli acquisti (registro, ipotecarie e catastali). Quando esisteva, l’Imu sulla prima casa valeva circa 3 miliardi di euro.

Le rendite aumenterebbero del 128,3%
Dall’elaborazione della Uil emerge che, a livello nazionale, con i valori debitamente aggiornati, le rendite catastali aumenterebbero in media del 128,3%, con punte del 189% a Trento, 183% a Roma, 164% a Palermo, 155% a Venezia, 123% a Milano.

Secondo lo studio, l’Imu sulle seconde case vedrebbe un aumento medio a livello nazionale di 1.150 euro, passando dagli attuali 896 euro a 2.046 euro. A Roma il rincaro sarebbe di 3.648 euro, passando dagli attuali 1.992 euro a 5.640 euro. A Venezia l’aggravio medio sarebbe di 2.341 euro, a Milano di 2.260 euro. Mentre una prima casa ai fini del calcolo dell’ISEE aumenterebbe in media di 75 mila euro, con punte di 213 mila euro a Roma, di 142 mila euro a Milano e Venezia, 99 mila a Trento, 76 mila euro a Palermo.

Interessante la comparazione dello studio che mette a fianco i valori medi di compravendita al metro quadrato e il valore catastale medio (calcolato come media tra le case di categoria A/2 e A/3, quelle che rispondono alla definizione di Abitazioni “signorili” e quelle di “tipo civile”).

Nella media nazionale, emerge che il dato “reale” rispetto a quello catastale è più del triplo: 523 euro/mq contro 1.700. A Milano, la differenza è di quattro volte: 1.040 euro/mq di valore catastale contro una media di valore di mercato di 4.113 euro/mq. Proporzione simile a Roma (1.040 contro 4.850) o Venezia (818 contro 3.100). A Bologna i valori sono più vicini, 1.164 euro contro 2.450 euro.

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